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Olio CBD: guida all’acquisto e informativa sugli effetti.

La Cannabis Light non è l’unico prodotto che viene venduto nei negozi di Bari e Provincia. Nei Cannabis shop è anche facile trovare il cosiddetto Olio al CBD.

Cosa è l’olio al CBD?

L’olio al CBD è da considerarsi a tutti gli effetti un derivato della cannabis sativa, ottenuto secondo metodologie di estrazione differenti applicate alle infiorescenze femminili, dove la concentrazione di CBD è più elevata, ma sovente anche ai semi e ai rami che costituiscono la pianta.

Altamente concentrato e particolarmente efficace in ambito medico e terapeutico, l’olio al CBD prevede precisi processi di lavorazione che implicano innanzitutto l’estrazione del cannabidiolo, successivamente integrato ad un cosiddetto olio vettore.

Differenza tra olio di cannabis e olio al CBD

Come tutti gli oli di canapa, l’olio di CBD e l’olio di cannabis vengono ottenuti dalle piante di canapa. In entrambi gli olii sono infatti presenti i cannabinoidi. L’olio di CBD contiene solo una proporzione relativamente piccola di THC, a differenza di un olio con l’etichetta “olio di cannabis”.

Nell’olio al CBD il contenuto di THC è sempre inferiore allo 0.5% (limite affinchè sia legale la vendita sul territorio italiano)

Come sinonimi per il nome di olio di cannabis, vengono usati i termini “olio di hash”, “olio di marijuana” e “olio di THC”. Il nome “olio di canapa” è proprio come “olio di semi di canapa” riservato a tutti quei prodotti che sono fatti di semi di canapa, che sono anche chiamati “canapa”.

Effetti dell’olio di canapa

Negli ultimi anni la ricerca scientifica ha dimostrato come il CBD abbia svariati effetti benefici sull’ organismo umano. In primis vengono menzionati effetti analgesici, antinfiammatori e antidolorifici. Inoltre è stata provata l’efficacia del CBD nel trattamento di molteplici disturbi: cefalea, insonnia, dolori muscolari e ansia.

L’olio al CBD risulta inoltre un ottimo integratore alimentare naturale per sopperire alle carenze delle diete alimentari moderne. Questo per via dell’alto contenuto di acidi grassi essenziali quali omega 3 e omega 6 e di vitamina E.

Nonostante per antonomasia il CBD sia riconosciuto come un rilassante, presenta anche un effetto energizzante sull’organismo grazie alla capacità di favorire la rigenerazione cellulare e accrescere le difese immunitarie.

Bong e Grinder: guida all’acquisto!

Oltre all’acquisto di tutti i prodotti derivanti dalla Cannabis, nei Cannabis shop è possibile acquistare anche accessori di ogni tipo.

I due prodotti che vanno per la maggiore nei negozi, insieme all’erba light, sono Bong e Grinder;
Analizziamoli più nel dettaglio:

Bong

Il bong è un dispositivo filtrante usato generalmente per fumare cannabis (ove consentito) e tabacchi. Solitamente, esso è costituito da due parti principali: una da cui aspirare il fumo ed un’altra nella quale far avvenire la combustione.

VANTAGGI DEL BONG

La ragione più grande per utilizzare un bong è che si può filtrare e raffreddare il fumo. Questo offre un tiro liscio anche inalando grandi quantità di fumo. Non c’è un modo giusto per consumare la cannabis, basta fumarla. E solitamente le persone che utilizzano un metodo, sperimentano con molti.

I bong offrono un filtraggio che raffredda il fumo. Preservano gli aromi e i sapori della cannabis. Una pipa senza acqua crea un fumo fastidioso in gola e nei polmoni.

TIPOLOGIE DI BONG

Bong a ghiaccio [IceBong]: nella parte del tubo presentano degli incavi per bloccare il ghiaccio. L’inserimento del ghiaccio migliora il processo di raffreddamento del fumo garantendo un’esperienza più piacevole.

Bong di vetro: il miglior materiale per i Bong è il vetro, in particolar modo il vetro borosilicato che resiste a forti sbagli di temperatura ed è più resistente agli urti.

Bong in plastica e bambù: i bong in vetro sono solitamente più costosi. Ecco perchè esistono anche bong in plastica o in bambù che sono solitamente di dimensioni più piccoli e hanno un costo ridotto. L’utilizzo di questi due materiali non garantisce un’esperienza aromatica al top ma abbassa notevolmente il costo del prodotto.

Bong Pectoral: i pectoral sono i bong sono quelli con diametro molto ampio. Data la loro conformazione richiedono un forte tiro di polmoni a differenza dei bong più piccolini.

 

Grinder

Oltre ai Bong, nei negozi di erba light/Cannabis shop, è possibile acquistare i Grinder o cosiddetti tritaerba/tritatabacco.

TIPOLOGIE DI GRINDER

I grinder si differenziano in base a materiale e numero di pezzi:

 

Grinder in plastica: sono solitamente i più economici. La plastica li rende molto leggeri ma allo stesso tempo hanno una durata limitata nel tempo.

Grinder in fibra di canapa: questi grinder molto particolari solitamente vengono venduti solo in posti di nicchia come i negozi di marijuana o erba legale. Sono più resistenti di quelli in plastica e mantengono comunque un peso molto ridotto

Grinder in legno: sono solitamente rifiniti e incisi, ma si rischia che possano incepparsi facilmente con l’utilizzo.

Grinder in metallo: hanno una grande resistenza ma allo stesso tempo il peso cresce notevolmente rispetto alle categorie precedenti per dare maggior importanza alla durata nel tempo.

Grinder in alluminio: sono i più ambiti. Uniscono la resistenza di un grinder in metallo alla leggerezza classica dell’alluminio. Solitamente sono quelli con i prezzi più alti.

L’altra differenza riguarda il numero di parti del grinder: il numero minimo è due parti e si può arrivare fino a sei parti nei casi dei grinder che presentano anche zone di conservazione del prodotto. Solitamente i grinder con 3 o più parti presentano anche una parte denominata “pollinator” dove si accumulerà il polline.

Disclaimer: ricordiamo ai lettori che in Italia è severamente vietata e punita legalmente la consumazione di marijuana. L’articolo è puramente informativo e riguarda l’utlizzo di cannabis solo negli stati ove consentito dalla normativa vigente.

Mantero chiede in Senato una legge per i negozi di Cannabis. Il presidente è distratto.

Come ormai da tempo, la regolamentazione degli shop di erba legale e cannabis light non è del tutto chiara.

Il Senatore Mantero del movimento 5 stelle, si è fatto portavoce delle esigenze di tutti gli esercenti del settore.

Durante la seduta di ieri in Senato, ha richiesto ufficialmente che venga emessa una disciplina legislativa certa che permetta agli agricoltori ma soprattutto ai proprietari dei negozi di canapa light  di poter vendere senza alcun dubbio normativo.

Mantero ha dovuto richiamare più volte l’attenzione del Presidente Casellati che ha poi risposto al suo intervento così:

“Come saprà, abbiamo già affrontato in Conferenza dei Capigruppo quest’argomento. Avendo comunque l’urgenza di dare precedenza ai decreti-legge in scadenza, non è finito nel dimenticatoio, ma è stato solo per il momento accantonato, per dare appunto la precedenza alle questioni urgenti, quindi ai decreti-legge”

 

Canapa e nautica: Amerigo Vespucci

Quello tra canapa e settore nautico è un legame antico. Sono tante infatti le applicazioni di questa prodigiosa fibra vegetale a bordo delle imbarcazioni: vele, cordami, reti da pesca, bandiere e abiti dei marinai. Ancora oggi la nautica fa un largo uso della canapa seguendo un approccio sempre più green e sostenibile.

Il connubio tra questi due settori risale al 1500, quando i principali imperi europei si dotarono di numerose navi da guerra a vela. Uno di questi, classificato come la “nave più bella del mondo“, fa parte della Marina Militare Italiana: l’Amerigo Vespucci.

Si tratta di un vascello in classico stile settecentesco che ha il compito di completare la formazione degli alunni dell’Accademia Militare. Lo statuto originale della Nave prevedeva che le vele fossero costituite interamente di tela olona [vedi spiegazione in basso] di Canapa Carmagnola coltivata in Italia e ancora oggi l’imbarcazione è dotata di 2634mq di vele in canapa.

Ciò che è cambiato nel tempo è il cordame che è stato recentemente sostituito con un nuovo materiale semi sintetico brevettato, costituito con una parte di Canapa di Manila [vedi spiegazione in basso] e due parti di filo sintetico. Il motivo della sostituzione è una maggiore resistenza al deterioramento e il fatto che le materie prime come la Canapa di Manila  sono sempre più introvabili e costose.

*Canapa di Manila:  è un tipo di fibra tessile ottenuta dalla lavorazione delle foglie di abacà, una specie di banano tipico delle Filippine, dalla cui capitale prende il nome.

Insieme alla Canapa vera e propria è una delle fibre vegetali tra le più durevoli. È chiamata Canapa perché a livello tecnico ed industriale può facilmente sostituirla, infatti si possono confezionare abiti , scarpe e accessori ed è stata largamente usata per produrre funi e carta a livello industriale, fino a quando è risultata meno reperibile per via della drastica riduzione delle sue colture.

*Tela olona di Canapa: è un tipo di tessuto grezzo e pesante, pensato appositamente per le vele. Si tratta di un tessuto molto resistente che deve il suo nome ad un paese in provincia di Varese, che fu il primo a convertire i propri mulini ad acqua in industrie tessili, adibite anche allo sbiancamento e tintura dei tessuti. È importante sottolineare che in passato veniva utilizzato largamente per confezionare zaini, sacchi, amache e calzature. Se imbevuta con olio di lino, l’olona di Canapa diventava impermeabile e fu impiegata fino a quando non fu sostituita dai materiali sintetici.

 

Canapa e nautica al giorno d’oggi

Nonostante l’invasione di materiali hi-tech negli ultimi anni in nome di un approccio ecologico e sostenibile il settore della nautica da diporto sta conoscendo una riscoperta della canapa con applicazioni che spaziano in vari campi. Il primo fra tutti è la realizzazione degli stessi scafi delle barche dove talvolta il tecnologico carbonio e i materiali compositi vengono abbinati se non anche sostituiti da questa fibra vegetale. Dalle fibre naturali come la canapa infatti può venire la soluzione al problema dello smaltimento delle barche in vetroresina. Sempre con la canapa vengono realizzate le imbottiture nei materassi delle moderne cuccette di bordo, così come i rivestimenti della cuscineria e i tendaggi degli ambienti sottocoperta.

Sempre in ambito nautico, a parte barche e yacht, da qualche anno si comincia a sperimentare l’uso della canapa anche per la realizzazione di tavole da surf, dove accanto alla tradizionale fibra di vetro, resine epossidiche e schiuma di poliuretano vengono proposti modelli 100 per 100 “green” proprio a base di canapa.

 

Cannabis terapeutica: a Manchester la prima clinica nel Regno Unito.

Dopo aver annunciato la scorsa estate la legalizzazione della cannabis terapeutica, sono bastati appena 4 mesi al Regno Unito per approvare la norma che ne regola la somministrazione, solo per determinate patologie e attraverso prescrizione medica. L’UK è così andato ad allungare la lista dei paesi in cui curarsi con la cannabis è un diritto.

La nuova clinica di Manchester e le due programmate quest’anno a Birmingham e Londra si specializzeranno in pazienti affetti da patologie croniche tra cui epilessia, PTSD e altre malattie neurologiche e psicologiche. Finora, una clinica simile non è stata aperta in Germania, nonostante diversi tentativi infruttuosi negli ultimi anni.

I medici nel Regno Unito devono prendere decisioni individualmente. E il paziente può ricevere solo una prescrizione per la cannabis ad uso medico se il trattamento farmacologico non produce i risultati attesi.

Il direttore clinico del centro di salute privata Beeches è il professor Mike Barnes, che ha aiutato a ottenere il primo permesso di usare la cannabis per scopi medici per un bambino affetto da epilessia.

ebbene la clinica si occupi al momento solo di casi di dolore cronico e di malattie neurologiche, essa è destinata a espandere la sua attività e ad aprire nuovi centri in altre città come Londra o Birmingham. Probabilmente, in un futuro non molto lontano, i centri medici di questo tipo saranno la norma e verranno considerati alla pari di altri tipi di cliniche specializzate come, per esempio, quelle per la riabilitazione o i centri odontoiatrici.

Il trattamento però non è economico
In un’intervista a  The Times  , i responsabili della clinica hanno detto che i pazienti dovrebbero pagare circa £ 200 (232 euro) per un appuntamento con il medico, e poi tra 600 e 700 sterline al mese per una prescrizione privata.

Netflix: le serie tv sulla Cannabis che devi assolutamente vedere!

La famosissima piattaforma per lo streaming offre davvero contenuti di tutti i tipi: qui vogliamo parlare di tutti quei documentari, serie e show che magari non avete notato per informarci sul mondo della Cannabis (no, non vogliamo propinarvi Sballati al College) e per passare un lunedì sera un po’ diverso.

Così come in passato la marijuana è stata preda del proibizionismo e la demonizzazione, che è durata per decenni, oggi le cose sembrerebbero stare prendendo un’altra piega. La regolarizzazione della cannabis sta portando con sé una visione più oggettiva della sostanza, che si traduce in più informazione. A rispecchiarlo sono le acclamate serie tv che hanno fatto di questa pianta il loro fulcro:

Weeds

Il nome mette subito le cose in chiaro. Con Mary-Louise Parker nel ruolo protagonista, Weeds racconta la storia di Nancy Botwin, una casalinga statunitense di classe media che diventa spacciatrice di marijuana in seguito alla morte di suo marito. L’intenzione originaria della protagonista è quella di tirare su qualche soldo in più per poter mantenere il suo agiato stile di vita, così come quello dei suoi figli. La situazione però gli sfugge di mano e finisce per gestire il suo proprio imperio di cannabis. La serie è caratterizzata da un ritmo avvincente, che aumenta con il progredire delle puntate, spingendo i protagonisti in situazioni sempre più pericolose e insostenibili. Una di quelle fiction che si fanno divorare puntata dopo puntata. Senz’altro, la nostra raccomandazione top.

Strafatti in Cucina

Show televisivo a puntate, ambientato in una cucina alternativa, possiamo classificarlo a metà strada tra Masterchef senza cuochi stellati e Cuochi e Fiamme all’americana – ma l’elemento base di ogni piatto è l’erba. In ogni puntata si sfidano due cuochi e a giudicarli ci sono degli ospiti sempre diversi (personaggi che dovrebbero essere famosi in America, ma che qui da noi sono praticamente sconosciuti). Il format è carino, il risultato è piacevole e divertente e le ricette non sono male: mettono in risalto gli usi culinari della Cannabis – davvero vastissimi – soprattutto per chi preferisce una cucina vegetariana, salutare e moderna.

Anche nei nostri supermercati troviamo prodotti fatti con la farina di Canapa; soprattutto i semi sono famosi per le loro proprietà benefiche e proteiche – il vostro amico fissato con il macrobiotico e il veggie ne avrà sicuramente una confezione in dispensa.

Disjointed

Disjointed è una delle ultime creazioni di Netflix, una serie uscita di recente che offre una visione spregiudicata dell’industria della marijuana. Ruth Whitefeather è un’attivista pro-cannabis che dirige un dispensario di marijuana medicinale, un personaggio idealista, solare e molto particolare interpretato dalla grande Kathy Bates che incoraggia i propri clienti a provare i benefici della pianta e a guardare la vita in modo diverso. Una commedia che riflette un cambiamento di mentalità che riguarda gran parte della società americana e che si sta verificando in sempre più stati.

 

Bates Motel

Nonostante la trama centrale di Bates Motel non giri intorno alla cannabis, la sostanza viene dipinta come un elemento perfettamente integrato nell’ambiente, un chiaro riflesso della crescente accettazione sociale generata dalla marijuana. Per il resto, la serie è un prequel del film Psycho di Alfred Hitchcock, attenti quindi gli amanti del horror psicologico. Se sei uno di quelli che non si fa spaventare da qualche brivido qua e là, questa è la serie che fa per te.

The legend of 420

Questo è un documentario da fattoni old school: in teoria, vuole far conoscere gli effetti della legalizzazione in Colorado e in California, di come abbia attenuato la criminalità e fatto aumentare gli introiti nelle casse dei rispettivi governi, ma in pratica fa vedere tante canne che girano in posti dove è legale. Ha un che di informativo, ovviamente, soprattutto per chi fosse scettico agli usi benefici in ambito medico – racconta la storia toccante di un ragazzino affetto da una grave forma di epilessia – ed è intervallato da piacevoli sketch comici.

Come conservare la cannabis o l’hashish

La cannabis di qualità si ottiene con grande impegno e dedizione. Conservandola correttamente, potrete preservarne la qualità.  Seguendo i consigli di questa guida avrete cime di ottima qualità sempre a portata di mano.

I fattori da controllare per conservare la Cannabis o l’Hashish e avere il massimo risultato sono:

  • Il contenitore
  • L’umidità
  • L’aria
  • La temperatura
  • L’esposizione ai raggi solari

Contenitore

Il vaso di vetro con chiusura ermetica è sicuramente il miglior contenitore. Non assorbe gli odori ed è poco traspirante. Certi tipi di plastica, il legno, il sughero e i metalli, invece non vanno bene perché, al contrario del vetro, assorbono gli odori, ossidano e rendono difficile il controllo dell’umidità. Per l’hashish è la stessa cosa.

Assicuratevi che siano di buona qualità, con sigilli di gomma robusti. Ciò che vi serve è un contenitore che preservi l’integrità della sostanza, e non un barattolo esteticamente bello. Il nemico numero uno delle cime trattate è l’aria. Inserite nel barattolo alcune cime accuratamente trattate, senza riempirlo eccessivamente. Poi, chiudete saldamente il coperchio.

Temperatura

Conservate la ganja in luoghi freschi. Evitate il calore. Tenete l’erba lontana da tubature, caloriferi, impianti di riscaldamento dell’acqua, caldaie, ecc. Fratelli e sorelle che vivete ai tropici, comprendiamo la vostra frustrazione e vi siamo vicini.

Umidità

Il controllo dell’umidità è uno dei fattori più determinanti.
Questo procedimento aiuta a conservare la Cannabis, degrada la clorofilla, evita il crearsi di muffe ed esalta l’aroma e la potenza. 

L’umidità perfetta per conciare è tra il 55% e il 65%, ottimale 62%. Se si tiene sotto al 55% l’erba diventa friabile, se si tiene sopra al 65% si rischia la formazione di muffe.

Aria

Il barattolo nel quale c’è l’erba deve essere aperto una volta al giorno per favorire il cambio d’aria. Se le cime sono particolarmente umide meglio aprirlo anche due volte al giorno. In caso di formazione di muffe isolare velocemente la cima ammuffita per evitare contaminazione.

Per le resine o il fumo, l’aria è il peggior nemico perché ossida e degrada.

 

Quindi, il miglior modo per conservare gli estratti, è quello di farne una palla sferica: la sfera è la forma con meno esposizione, avvolgerla in una pellicola trasparente (meglio se di provenienza naturale), facendo attenzione a farla aderire bene al fumo senza lasciare bolle d’aria.

Questo procedimento si chiama temple ball e permette l’invecchiamento della resina, evita l’ossidazione e, come la concia per le cime, migliora l’aroma e l’intensità del hashish.

In caso il fumo sia più resinoso e friabile, quindi difficile da maneggiare, si può conservare in un piccolo contenitore di vetro con della carta forno sul fondo e nei lati, evitando il contatto diretto con il vetro. Questo procedimento si chiama cura. 

Esposizione a temperature e raggi solari

La temperatura e l’esposizione ai raggi solari sono fattori cruciali per evitare la degradazione del THC in CBN (cannabinolo).

Il CBN è un cannabinoide 30 volte meno forte del delta-9-THC, ha effetti più soporiferi e i fiori si presentano più marroni quando sono del tutto degradati. Quindi, è preferibile conservare la cannabis (barattoli) al fresco e al buio, come in un armadio o dei cassetti , con una temperatura mai superiore ai 21 gradi.

La resine e l’hashish è meglio conservarli in un ambiente buio e freddo, per evitare la degradazione’ dunque il frigo è la migliore soluzione. Meglio evitare le temperature troppo basse come nel freezer, perché, anche questo, a lungo termine rovina la struttura del fumo.

ULTERIORI SUGGERIMENTI

Oltre a usare il contenitore di migliore qualità, ci sono anche alcuni piccoli passi che potete seguire per realizzare al meglio tutto il processo. Procuratevi un igrometro e/o alcune speciali buste per bilanciare l’umidità interna del contenitore dove si sta conservando l’erba, in modo da ottimizzare i livelli di umidità. Humidipak 62 o Integra Boost 55 sono due prodotti appositamente progettati per mantenere costante l’umidità relativa al 62% e al 55%, rispettivamente. Potreste anche sigillare sottovuoto i barattoli stessi, evitando gli svantaggi pur beneficiando dei vantaggi. Non maneggiate le cime a mani nude, ma usate piuttosto delle bacchette cinesi o qualcosa di simile. Gli oli della pelle sono troppo aggressivi per i delicati tricomi. Infine, cercate sempre di conservare separatamente le diverse varietà, in modo da distinguere i loro particolari profili aromatici.

A questo punto, quando si tratta delle cose “da non fare”, oltre a quelle più ovvie, ci sono alcuni trucchi che potreste trovare utili. Evitate di usare il congelatore o il frigorifero. L’unica cosa che otterrete è la separazione dei tricomi dalle cime e l’eliminazione dell’umidità. Quindi, a meno che non stiate facendo dell’hashish, questo metodo non vi aiuterà in alcun modo. Non posizionate la vostra marijuana vicino agli elettrodomestici in uso, dato che potrebbero rilasciare calore. Voi potreste non accorgervene, ma dopo diverse settimane le cime ne risentiranno.

L’articolo si considera a scopo prettamente informativo. Dissuadiamo chiunque dal compiere atti illeciti e non conformi alla normativa vigente.

Sarà la Cannabis a salvare Taranto?

Si chiama fitorisanamento. Ed è un processo di purificazione dei terreni altamente inquinati. A fare da apripista all’uso di alcune tipologie di piante per risanare terre martoriate dall’inquinamento dell’uomo è stata Chernobyl. Tecnincamente si parla di “uso diretto di piante verdi viventi per la rimozione, la decomposizione, o il contenimento dei contaminanti nel suolo, nei fanghi, nei sedimenti e nelle acque superficiali e sotterranee”.

Purificare i terreni dalla diossina, grazie a una piantagione di canapa. È questo l’obiettivo che si è prefissato Vincenzo Fornaro, un allevatore della provincia di Taranto che a causa dell’inquinamento del terreno ha perso tutto.

Vincenzo non è il primo che utilizza la canapa per purificare un’area in cui è presente un eccessivo quantitativo di inquinanti.

Già l’anno scorso, infatti, Andrea Carletti, socio di Assocanapa e presidente del consiglio di amministrazione dell’impresa agricola Le Terre del Sole, aveva destinato 12 ettari di terreno alla coltivazione di una particolare varietà francese “Futura 75”, un incrocio di semi a bassissimo contenuto di thc (0,2%).

«Siamo stufi di aspettare la politica», replica Fornaro. «Con una decina di agricoltori siamo pronti a seminare a canapa 150 ettari». A Taranto esiste già un impianto di prima trasformazione (in Italia sono solo due). Un’azienda locale di materiali edili, la Vibrotek, sta testando un prototipo di calce e canapa. Un gruppo di giovani ragazze vuole usare la fibra per produrre piatti.

La Corte europea dei diritti umani accusa l’Italia di non aver protetto la salute dei cittadini. Come la madre dei fratelli Fornaro. «Un tumore se l’è portata via anni fa», racconta Vincenzo. «A me hanno tolto un rene, sono vivo per miracolo. Ma adesso il vento è cambiato, ci riprendiamo la nostra terra. Stiamo vincendo noi».

Quando la cannabis diventa arte: il genio antiproibizionista di Madrid

Il suo nome d’arte è Sea162. Si tratta di un artista spagnolo che utilizza cannabis e derivati per creare le proprie opere d’arte. Nel suo negozio online è possibile ammirare splendidi murales e veri e proprie opere realizzate con cime ed olii.

 

“Ho iniziato 4 anni fa quando un amico mi ha chiesto di decorare il suo Smoking Cannabis Club a Guadalajara. All’inizio l’idea era di dipingere le pareti, così ho pensato che potevamo fare qualcosa con la cannabis! Il mio amico ha iniziato a morire di risate e ha detto, ok!”

 

 

Nel suo primo lavoro ha avuto a disposizione diversi tipi di cannabis ed estratti e ha iniziato a studiare come incollarli al vetro. Il risultato è stato stupefacente e di là ha iniziato ad effettuare questo tipo di lavori su ordinazione “visto l’alto costo dei materiali necessari”.

 

“Solitamente per un lavoro di medie dimensioni utilizzo 70g di erba, 70 di hashish e circa 100g di cannabis per fare l’olio necessario. La cannabis più adatta a questo utilizzo è quella outdoor con piccole cime, anche se spesso chi mi commissiona il lavoro mi mette a disposizione la cannabis migliore che ha a disposizione: aromi migliori anche se per me è più complicato”

Erba Legale: tutti i segreti per scegliere un buon prodotto.

Il fenomeno dell’erba legale è ormai di dominio pubblico e la si può trovare in molti shop o addirittura riceverla direttamente a casa.
Ma quali sono le caratteristiche principali che una infiorescenza deve avere per essere cannabis di ottima qualità?

 

  1. Osservare i cristalli sulla superficie delle cime: Quei cristalli solitamente presenti sulle cime di marijuana sono chiamati tricomi. Non sono altro che delle piccole ghiandole di resina che si formano durante il processo di crescita della pianta e contengono i cannabinoidi a cui tanto siamo affezionati ( THC e CBD). Dunque una buona concentrazione di tricomi indica una buona qualità dell’erba.
  2. Valutare il processo di essiccazione: L’umidità è una delle componenti essenziali per avere erba legale di ottima qualità. In particolare se la cannabis è troppo secca tenderà a sbriciolarsi facilmente riducendosi in polvere. In questo caso capiremo che l’erba è stata esposta a luce o calore per tempi troppo lunghi che ne hanno compromesso la qualità. Tuttavia anche il caso di Cannabis eccessivamente umida crea problemi: quando una cima risulta al tatto troppo appiccicosa e poco croccante vuol dire che è stata essiccata per poco tempo e quindi sarà facilmente soggetta allo sviluppo di muffe.
  3. Testare l’odore: Un aspetto fondamentale per valutare l’erba legale è l’olfatto. Se l’odore si sente ancor prima di aver preso le infiorescenze dall’interno della confezione è sicuramente un buon segno. Aromi dolciastri, aciduli, fruttati e citrici sono sempre segno di qualità e dipendono dalla tipologia di semenza utilizzata. Se l’odore della cima è piacevole si tratta di marijuana di buona qualità. Se invece avvertite odori di erbaccia o di umido diffidate da quel prodotto.
  4. L’estetica: Come si suol dire anche l’occhio vuole la sua parte! La cima non deve contenere semi o rametti e allo stesso tempo deve essere stata conciata in maniera certosina. La concia non è altro che il processo di eliminazione delle foglie dalla cima. Se viene effettuato in maniera corretta il prodotto risulterà bello alla vista, compatto e croccante. Le cime devono inoltre apparire sane e dai colori vivi. La presenza dei cristalli ( tricomi menzionati prima) è un altro indice di cannabis di alto livello.
  5. Il packaging: Sembra un elemento di poco conto ma in realtà non lo è. Diffidate da aziende che imbustano l’erba senza lasciare la possibilità di visionarne il contenuto prima di aprire la busta. Chi sa di vendere un buon prodotto non avrà problemi a mostrarlo prima ancora dell’acquisto utilizzando bustine trasparenti che permettono di valutare colori, presenza di foglie o rametti e dimensione delle infiorescenze.