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Canapa e nautica: Amerigo Vespucci

Quello tra canapa e settore nautico è un legame antico. Sono tante infatti le applicazioni di questa prodigiosa fibra vegetale a bordo delle imbarcazioni: vele, cordami, reti da pesca, bandiere e abiti dei marinai. Ancora oggi la nautica fa un largo uso della canapa seguendo un approccio sempre più green e sostenibile.

Il connubio tra questi due settori risale al 1500, quando i principali imperi europei si dotarono di numerose navi da guerra a vela. Uno di questi, classificato come la “nave più bella del mondo“, fa parte della Marina Militare Italiana: l’Amerigo Vespucci.

Si tratta di un vascello in classico stile settecentesco che ha il compito di completare la formazione degli alunni dell’Accademia Militare. Lo statuto originale della Nave prevedeva che le vele fossero costituite interamente di tela olona [vedi spiegazione in basso] di Canapa Carmagnola coltivata in Italia e ancora oggi l’imbarcazione è dotata di 2634mq di vele in canapa.

Ciò che è cambiato nel tempo è il cordame che è stato recentemente sostituito con un nuovo materiale semi sintetico brevettato, costituito con una parte di Canapa di Manila [vedi spiegazione in basso] e due parti di filo sintetico. Il motivo della sostituzione è una maggiore resistenza al deterioramento e il fatto che le materie prime come la Canapa di Manila  sono sempre più introvabili e costose.

*Canapa di Manila:  è un tipo di fibra tessile ottenuta dalla lavorazione delle foglie di abacà, una specie di banano tipico delle Filippine, dalla cui capitale prende il nome.

Insieme alla Canapa vera e propria è una delle fibre vegetali tra le più durevoli. È chiamata Canapa perché a livello tecnico ed industriale può facilmente sostituirla, infatti si possono confezionare abiti , scarpe e accessori ed è stata largamente usata per produrre funi e carta a livello industriale, fino a quando è risultata meno reperibile per via della drastica riduzione delle sue colture.

*Tela olona di Canapa: è un tipo di tessuto grezzo e pesante, pensato appositamente per le vele. Si tratta di un tessuto molto resistente che deve il suo nome ad un paese in provincia di Varese, che fu il primo a convertire i propri mulini ad acqua in industrie tessili, adibite anche allo sbiancamento e tintura dei tessuti. È importante sottolineare che in passato veniva utilizzato largamente per confezionare zaini, sacchi, amache e calzature. Se imbevuta con olio di lino, l’olona di Canapa diventava impermeabile e fu impiegata fino a quando non fu sostituita dai materiali sintetici.

 

Canapa e nautica al giorno d’oggi

Nonostante l’invasione di materiali hi-tech negli ultimi anni in nome di un approccio ecologico e sostenibile il settore della nautica da diporto sta conoscendo una riscoperta della canapa con applicazioni che spaziano in vari campi. Il primo fra tutti è la realizzazione degli stessi scafi delle barche dove talvolta il tecnologico carbonio e i materiali compositi vengono abbinati se non anche sostituiti da questa fibra vegetale. Dalle fibre naturali come la canapa infatti può venire la soluzione al problema dello smaltimento delle barche in vetroresina. Sempre con la canapa vengono realizzate le imbottiture nei materassi delle moderne cuccette di bordo, così come i rivestimenti della cuscineria e i tendaggi degli ambienti sottocoperta.

Sempre in ambito nautico, a parte barche e yacht, da qualche anno si comincia a sperimentare l’uso della canapa anche per la realizzazione di tavole da surf, dove accanto alla tradizionale fibra di vetro, resine epossidiche e schiuma di poliuretano vengono proposti modelli 100 per 100 “green” proprio a base di canapa.

 

Come conservare la cannabis o l’hashish

La cannabis di qualità si ottiene con grande impegno e dedizione. Conservandola correttamente, potrete preservarne la qualità.  Seguendo i consigli di questa guida avrete cime di ottima qualità sempre a portata di mano.

I fattori da controllare per conservare la Cannabis o l’Hashish e avere il massimo risultato sono:

  • Il contenitore
  • L’umidità
  • L’aria
  • La temperatura
  • L’esposizione ai raggi solari

Contenitore

Il vaso di vetro con chiusura ermetica è sicuramente il miglior contenitore. Non assorbe gli odori ed è poco traspirante. Certi tipi di plastica, il legno, il sughero e i metalli, invece non vanno bene perché, al contrario del vetro, assorbono gli odori, ossidano e rendono difficile il controllo dell’umidità. Per l’hashish è la stessa cosa.

Assicuratevi che siano di buona qualità, con sigilli di gomma robusti. Ciò che vi serve è un contenitore che preservi l’integrità della sostanza, e non un barattolo esteticamente bello. Il nemico numero uno delle cime trattate è l’aria. Inserite nel barattolo alcune cime accuratamente trattate, senza riempirlo eccessivamente. Poi, chiudete saldamente il coperchio.

Temperatura

Conservate la ganja in luoghi freschi. Evitate il calore. Tenete l’erba lontana da tubature, caloriferi, impianti di riscaldamento dell’acqua, caldaie, ecc. Fratelli e sorelle che vivete ai tropici, comprendiamo la vostra frustrazione e vi siamo vicini.

Umidità

Il controllo dell’umidità è uno dei fattori più determinanti.
Questo procedimento aiuta a conservare la Cannabis, degrada la clorofilla, evita il crearsi di muffe ed esalta l’aroma e la potenza. 

L’umidità perfetta per conciare è tra il 55% e il 65%, ottimale 62%. Se si tiene sotto al 55% l’erba diventa friabile, se si tiene sopra al 65% si rischia la formazione di muffe.

Aria

Il barattolo nel quale c’è l’erba deve essere aperto una volta al giorno per favorire il cambio d’aria. Se le cime sono particolarmente umide meglio aprirlo anche due volte al giorno. In caso di formazione di muffe isolare velocemente la cima ammuffita per evitare contaminazione.

Per le resine o il fumo, l’aria è il peggior nemico perché ossida e degrada.

 

Quindi, il miglior modo per conservare gli estratti, è quello di farne una palla sferica: la sfera è la forma con meno esposizione, avvolgerla in una pellicola trasparente (meglio se di provenienza naturale), facendo attenzione a farla aderire bene al fumo senza lasciare bolle d’aria.

Questo procedimento si chiama temple ball e permette l’invecchiamento della resina, evita l’ossidazione e, come la concia per le cime, migliora l’aroma e l’intensità del hashish.

In caso il fumo sia più resinoso e friabile, quindi difficile da maneggiare, si può conservare in un piccolo contenitore di vetro con della carta forno sul fondo e nei lati, evitando il contatto diretto con il vetro. Questo procedimento si chiama cura. 

Esposizione a temperature e raggi solari

La temperatura e l’esposizione ai raggi solari sono fattori cruciali per evitare la degradazione del THC in CBN (cannabinolo).

Il CBN è un cannabinoide 30 volte meno forte del delta-9-THC, ha effetti più soporiferi e i fiori si presentano più marroni quando sono del tutto degradati. Quindi, è preferibile conservare la cannabis (barattoli) al fresco e al buio, come in un armadio o dei cassetti , con una temperatura mai superiore ai 21 gradi.

La resine e l’hashish è meglio conservarli in un ambiente buio e freddo, per evitare la degradazione’ dunque il frigo è la migliore soluzione. Meglio evitare le temperature troppo basse come nel freezer, perché, anche questo, a lungo termine rovina la struttura del fumo.

ULTERIORI SUGGERIMENTI

Oltre a usare il contenitore di migliore qualità, ci sono anche alcuni piccoli passi che potete seguire per realizzare al meglio tutto il processo. Procuratevi un igrometro e/o alcune speciali buste per bilanciare l’umidità interna del contenitore dove si sta conservando l’erba, in modo da ottimizzare i livelli di umidità. Humidipak 62 o Integra Boost 55 sono due prodotti appositamente progettati per mantenere costante l’umidità relativa al 62% e al 55%, rispettivamente. Potreste anche sigillare sottovuoto i barattoli stessi, evitando gli svantaggi pur beneficiando dei vantaggi. Non maneggiate le cime a mani nude, ma usate piuttosto delle bacchette cinesi o qualcosa di simile. Gli oli della pelle sono troppo aggressivi per i delicati tricomi. Infine, cercate sempre di conservare separatamente le diverse varietà, in modo da distinguere i loro particolari profili aromatici.

A questo punto, quando si tratta delle cose “da non fare”, oltre a quelle più ovvie, ci sono alcuni trucchi che potreste trovare utili. Evitate di usare il congelatore o il frigorifero. L’unica cosa che otterrete è la separazione dei tricomi dalle cime e l’eliminazione dell’umidità. Quindi, a meno che non stiate facendo dell’hashish, questo metodo non vi aiuterà in alcun modo. Non posizionate la vostra marijuana vicino agli elettrodomestici in uso, dato che potrebbero rilasciare calore. Voi potreste non accorgervene, ma dopo diverse settimane le cime ne risentiranno.

L’articolo si considera a scopo prettamente informativo. Dissuadiamo chiunque dal compiere atti illeciti e non conformi alla normativa vigente.

Sarà la Cannabis a salvare Taranto?

Si chiama fitorisanamento. Ed è un processo di purificazione dei terreni altamente inquinati. A fare da apripista all’uso di alcune tipologie di piante per risanare terre martoriate dall’inquinamento dell’uomo è stata Chernobyl. Tecnincamente si parla di “uso diretto di piante verdi viventi per la rimozione, la decomposizione, o il contenimento dei contaminanti nel suolo, nei fanghi, nei sedimenti e nelle acque superficiali e sotterranee”.

Purificare i terreni dalla diossina, grazie a una piantagione di canapa. È questo l’obiettivo che si è prefissato Vincenzo Fornaro, un allevatore della provincia di Taranto che a causa dell’inquinamento del terreno ha perso tutto.

Vincenzo non è il primo che utilizza la canapa per purificare un’area in cui è presente un eccessivo quantitativo di inquinanti.

Già l’anno scorso, infatti, Andrea Carletti, socio di Assocanapa e presidente del consiglio di amministrazione dell’impresa agricola Le Terre del Sole, aveva destinato 12 ettari di terreno alla coltivazione di una particolare varietà francese “Futura 75”, un incrocio di semi a bassissimo contenuto di thc (0,2%).

«Siamo stufi di aspettare la politica», replica Fornaro. «Con una decina di agricoltori siamo pronti a seminare a canapa 150 ettari». A Taranto esiste già un impianto di prima trasformazione (in Italia sono solo due). Un’azienda locale di materiali edili, la Vibrotek, sta testando un prototipo di calce e canapa. Un gruppo di giovani ragazze vuole usare la fibra per produrre piatti.

La Corte europea dei diritti umani accusa l’Italia di non aver protetto la salute dei cittadini. Come la madre dei fratelli Fornaro. «Un tumore se l’è portata via anni fa», racconta Vincenzo. «A me hanno tolto un rene, sono vivo per miracolo. Ma adesso il vento è cambiato, ci riprendiamo la nostra terra. Stiamo vincendo noi».

Cannabis a km0: BioCBD leader nella coltivazione di erba legale nel Foggiano.

BioCBD è una delle realtà pugliesi più affermate nel settore della Cannabis.

 

La grande esperienza, unita a una smisurata passione per la marijuana hanno portato alla nascita di una linea di infiorescenze di altissima qualità.

 

Come nasce BioCBD?

“BioCBD è un progetto che nasce da un’allegra combriccola Pugliese. Un esempio di genuinità e spirito di iniziativa; ma anche di autorganizzazione e messa a valore del territorio.

Due anni fa per una serie di coincidenze, destini e alchimie ci siamo ritrovati in un’osteria a pranzare come i vecchi tempi ma con figli e nuovi amori. Accanto a noi una tavolata di giovani e meno giovani festeggiava proprio lì allegra e chiassosa l’inizio di una nuova semina! A Bovino In quel giorno assolato, ricco di abbracci e festeggiamenti nasce BioCBD. Un sodalizio tra culture agricole e tecnologia, tra persone e territorio che rende la nostra storia unica, il nostro prodotto eccellente e i nostri valori ben radicati.”

 

Qual è il prodotto di punta della vostra linea?

“Al momento offriamo al mercato 3 diverse tipologie di infiorescenze. La più richiesta è la Bio Cheese. Ottimo aroma, molto resinosa e cima compatta. Oltre alle infiorescenze diamo vita anche a saporitissimi prodotti alimentari come taralli, biscotti e grissini”

 

Noi di Ehhzy siamo tra i pochi fortunati a commercializzare questo prodotto a Bari. Link al prodotto.

Prodotto a norma di Legge. VM 18.

Quando la cannabis diventa arte: il genio antiproibizionista di Madrid

Il suo nome d’arte è Sea162. Si tratta di un artista spagnolo che utilizza cannabis e derivati per creare le proprie opere d’arte. Nel suo negozio online è possibile ammirare splendidi murales e veri e proprie opere realizzate con cime ed olii.

 

“Ho iniziato 4 anni fa quando un amico mi ha chiesto di decorare il suo Smoking Cannabis Club a Guadalajara. All’inizio l’idea era di dipingere le pareti, così ho pensato che potevamo fare qualcosa con la cannabis! Il mio amico ha iniziato a morire di risate e ha detto, ok!”

 

 

Nel suo primo lavoro ha avuto a disposizione diversi tipi di cannabis ed estratti e ha iniziato a studiare come incollarli al vetro. Il risultato è stato stupefacente e di là ha iniziato ad effettuare questo tipo di lavori su ordinazione “visto l’alto costo dei materiali necessari”.

 

“Solitamente per un lavoro di medie dimensioni utilizzo 70g di erba, 70 di hashish e circa 100g di cannabis per fare l’olio necessario. La cannabis più adatta a questo utilizzo è quella outdoor con piccole cime, anche se spesso chi mi commissiona il lavoro mi mette a disposizione la cannabis migliore che ha a disposizione: aromi migliori anche se per me è più complicato”