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Elon Musk a favore della legalizzazione della cannabis

“Vendere cannabis è letteralmente passato dall’essere un serio crimine a un business essenziale in molti Stati dell’America, eppure molti sono ancora incarcerati. Non ha senso, non è giusto.” – parola, o meglio tweet, di Elon Musk.

• La legalizzazione a stelle e strisce

L’imprenditore statunitense, tra le più potenti e influenti personalità nel mondo della tecnologia, si è pubblicamente schierato contro il proibizionismo tramite il suo account ufficiale Twitter.
Musk ha puntato il dito direttamente contro il sistema federale americano che prevede e concede l’uso ricreativo della marijuana solo in alcuni stati, mentre in altri esistono ancora delle regole estremamente rigide sulla distribuzione e sui consumatori che possono accedervi.
Gli USA, infatti, non concedono ancora la vendita della cannabis a livello federale. In generale, i criminali con condanne collegate al traffico o al consumo di droga continuano a ricoprire una delle fette più consistenti della popolazione carceraria americana, e il numero sale significativamente se si prendono per riferimento le minoranze afroamericana e latina.

• Musk e la marijuana

Il CEO di Tesla non è nuovo a gaffe create da dichiarazioni che hanno a che fare con la marijuana (memorabile l’episodio che l’ha visto protagonista nel 2018, quando fumò una canna in diretta durante una puntata del broadcast di Joe Rogan) e a dichiarazioni pubbliche sulla legalizzazione in tutti gli stati a stelle e strisce. Qualche giorno fa, il 25 giugno, anche l’Illinois ha approvato la legalizzazione e la vendita della cannabis, diventando ufficialmente l’11° stato membro a legalizzare completamente la cannabis dopo Alaska, California, Colorado, Maine, Massachusetts, Michigan, Nevada, Oregon, Vermont e Washington.

Un mercato, quello della cannabis, in continua ascesa negli Stati Uniti: questo fenomeno sta profondamente modificando atteggiamenti, opinioni e comportamenti degli americani riguardo alla marijuana, riuscendo a modificare mentalità storicamente arretrate, ancorate al pensiero proibizionista dei primi anni ’20 dello scorso secolo.
E tra i promotori della legalizzazione, a quanto pare, ce n’è uno… con una “marcia in più”!